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ALLA RISCOPERTA DEI NORMANNI PER IL RINNOVAMENTO

La storia, da sempre guida maestosa dell’umano pensiero, non smetterà mai di saziare la nostra avidità di sapere attraverso quelle cicliche armonie che il filosofo Vico amava definire “ricorsi”. E’noto che quando nel lontanissimo 1057 i Normanni conquistarono l’antica Casa Hirta, l’attuale borgo sospeso fra gli echi del tempo e i monti Tifatini, la popolazione locale non deve certamente aver fatto i salti di gioia e neppure fragorosi baccanali in onore degli invasori. Sui Normanni aleggiava difatti un’ombra di arcigna austerità, quasi un sinistro presagio davvero poco rassicurante, forse per via della durezza delle gesta impavide e avventurose che quel popolo di incursori evocava. Eppure è fuor di dubbio, oltre che fittamente documentato che le scorribande dei Normanni non furono vane al borgo della antica Caserta dal momento che gli abitanti della fortezza devono ad esse anni di rigoglioso splendore civile e culturale. La sovranità normanna conferì agli antichi casertani momenti di fulgido sviluppo profondamente radicato nell’etica, nell’ordine, nella disciplina oltre che nella valorizzazione della tipicità del luogo, della sua amenità caratteristica, delle sue risorse e dei suoi punti di forza.  Dopo mille disordini, vicissitudini e traversie  che la videro  oggetto di contese e spartizioni fra i principati vicini, Casertavecchia conobbe finalmente, seppur tra contraddizioni e contaminazioni varie, slancio, civiltà e valori che valicarono alacremente le cinta murarie del borgo e del tempo sino a giungere pressoché intatti ai nostri giorni. Peccato che la città nuova, l’attuale Caserta o, come veniva anticamente chiamata “Villaggio Torre”, abbia penosamente sedimentato da lustri il suo carattere anonimo e retrivo, praticamente fuso nel torpore di inetti amministratori erranti per nulla accostabili ai rigorosi Normanni. Sempre rispettato e  cautamente presidiato, giammai vilipeso dall’autorità di questi ultimi, il borgo antico di Casertavecchia, ancora oggi esterna orgogliosamente la magia e la suggestione che la dominazione nordica seppe imprimere sapientemente alla civiltà e all’architettura del luogo, forgiando la cattedrale e le viuzze come icone inattaccabili di virtuosità e rigore amministrativo destinate a  contrastare il vortice del tempo. Quante volte deve averlo pensato anche il conte inglese Spencer aggirandosi fra torri e campanili rapito dal borgo medievale come da una donna procace, voluttuosa e intrigante alla quale affidare ossessioni, premure e attenzioni. Quante volte superando le intime distanze che lo separavano dai segreti nascosti nel borgo come frammenti di voci lontane cullate dal tempo, egli deve aver   celebrato la dignità dei guerrieri e mercanti venuti dal nord. Quanto deve essere grata l’anima vera e pulsante del borgo alla dominazione normanna e alle sue felici intuizioni più che alle aspirazioni amministrative utilitaristiche che impone la modernità decadente forse, non lo sapremo mai. Ai casertani spetta però l’onere di interpretare il messaggio proveniente dal passato, ovvero quello di sapersi rinnovare riscoprendo le origini proprie, quelle della città antica e i motivi ispiratori di civiltà dominanti che si ergono sulle miserie degli effimeri governi attuali.

NANDO SILVESTRI http://www.casertanewseconomia.jimdo.com
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